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Il significato del rosa

Quale è il significato del rosa? Come è cambiato il messaggio che questo colore trasmette nella storia e uno sguardo al futuro genderless.

Il rosa è un colore particolare, che raramente troviamo in natura: non fa parte dello spettro cromatico dell’arcobaleno e appare in cielo unicamente per pochi istanti durante l’alba e il tramonto. Questo conferisce unicità alla tinta, che vediamo presentarsi come un fenomeno temporaneo, leggero e fugace.

 

Nella moda, nel mondo del beauty e nell’arte il rosa ha sempre avuto un ruolo di rilievo e le dolci emozioni che evoca l’hanno reso protagonista di numerose contraddizioni sull’uso che ne veniva fatto. Conoscere il significato, storico e contemporaneo, di un colore, aiuterà il consulente d’immagine a creare accostamenti appropriati e d’effetto ai propri clienti.

 

In questo articolo tratteremo il colore rosa, analizzandolo da diversi punti di vista:

  • Psicologia dei colori: che significato porta con sé il colore rosa
  • Dalle passerelle al tuo armadio: il lato fashion del rosa e le sue contraddizioni
  • Colore e psicologia della moda: perché è importante conoscere questo modulo per il consulente d’immagine

Psicologia dei colori: che significato porta con sé il colore rosa

Il rosa, come tutti gli altri colori, è un colore emozionale ed evoca, nelle persone che lo indossano e lo osservano, un’immediata sensazione di speranza, dolcezza e romanticismo.

È quindi un colore sicuramente positivo e rilassante, che porta con sé un’enorme carica di sicurezza ed ottimismo.

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Questo colore deriva dal rosso, un colore molto forte, ma è allo stesso tempo attenuato dalla purezza del bianco: nei suoi toni più dolci dona un tocco di accoglienza e gentilezza, mentre le tonalità più forti (quasi fluorescenti) conferiscono energia e carattere.

 

Il colore rosso, ampiamente presente in questa combinazione, lo fa essere presente nella schiera dei colori dedicati all’amore, nel suo lato giovanile ed innocente: la capacità che un individuo ricco di purezza ha di amare e di essere amato.

Questo avviene perché fin dal Medioevo questa tonalità è associata alla fanciullezza, a un mondo delicato e innocente proprio grazie al suo cromatismo tenue e smorzato dal bianco.

 

Il suo significato però varia a seconda delle culture e dei paesi: in Giappone, ad esempio, il rosa è collegato all’idea della mascolinità perché i fiori di ciliegio ricordano i giovani guerrieri che moriranno in battaglia. In Cina, invece, questa tonalità è rimasta sconosciuta fino all’avvento dei primi scambi commerciali con il mondo occidentale, infatti la traduzione del suo nome è “colore straniero”.

Nell’Occidente contemporaneo, invece, la capacità di questo colore di evocare il lato amabile e più affettuoso delle persone, lo porta ad essere connesso in modo diretto con l’universo femminile, materno e premuroso.

Dalle passerelle al tuo armadio: il lato fashion del rosa e le sue contraddizioni

Come abbiamo già detto in precedenza, il colore rosa nel mondo occidentale è ancora oggi spesso associato al mondo femmine: le sue sfumature, influenzate da anni di storia patriarcale, sono state più volte considerate frivole e poco serie. Ma questa classificazione è sempre stata così?

 

No, la storia di questo colore presenta numerosi cambiamenti nel corso degli anni. Vediamo come. 

Nel XVI secolo il rosa era un colore che riscuoteva particolarmente successo nelle corti di tutta Europa e veniva indistintamente utilizzato da cortigiane e cortigiani. È rimasto poi un colore amato dalla nobiltà anche verso la fine del Settecento, periodo nel quale i più modaioli giovani aristocratici inglesi iniziavano ad essere derisi per i loro gusti eccentrici ed originali.

 

Con la Seconda Rivoluzione Industriale la situazione cambia: tutti i toni pastello – compreso il rosa – iniziano progressivamente ad abbandonare il guardaroba maschile, lasciando spazio a tonalità più sobrie e cupe che avevano il dovere di trasmettere alla società l’operosità e l’integrità morale degli uomini di fine Ottocento.

In questi anni di innovazione vengono sperimentate nuove tonalità cromatiche, come il magenta o il baby pink, che dipingono i capi femminili di ogni tipologia e rango sociale: il rosa infatti veniva indossato delle donne borghesi con i loro raffinati abiti da giorno, ma era anche il colore della lingerie di molte prostitute.

E nel panorama italiano? Qui la situazione è ancora diversa: il rosa, visto come unione del rosso – simbolo di forza – e del bianco – spiritualità d’animo, era il colore dei vestiti destinati ai neonati maschi, le bambine, invece, venivano vestite di blu, il colore del velo della Madonna.

 

Il 1900 è il secolo in cui la femminilizzazione di questa tinta raggiunge il suo apice, grazie al marketing statunitense: il rosa diventa il colore prediletto dei vestiti per le bambine, ma anche la tinta più diffusa tra le star hollywoodiane e le first lady (basti ricordare Audrey Hepburn nella pellicola “Cenerentola a Parigi”; o il colore dell’iconico tailleur indossato da Jackie Kennedy il giorno dell’assassinio del marito.

In questo secolo, la percezione del colore rosa è distorta da una diffusa percezione misogina della figura della donna che la vede bambina, oggetto del desiderio o come una figura silente destinata a rimanere per sempre in secondo piano.

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Con l’accento del nuovo millennio questa visione è destinata a cambiare: grazie ai movimenti delle culture “Black”, “y2k” e “Queer”, questo colore diventa sinonimo di rivoluzione e voglia di cambiamento. Dal 2020 il rosa è tornato ad essere totalmente genderless: nella moda di oggi si è preso consapevolezza che il genere non ha colore e gli stilisti sono tornati a rivalutarlo con l’unico vero messaggio che questo colore trasmette, la gioia di vivere. Le passerelle, nazionali e internazionali, si colorano di ogni tonalità di questo colore, oggi solo espressione di dolcezza e poesia.

Colore e psicologia della moda: perché è importante conoscere questo topic per il consulente d’immagine

Il significato dei colori, la loro valenza simbolica e le implicazioni sociali che portano con sé sono tutti elementi che un buon consulente d’immagine deve considerare e sfruttare per fare in modo che la propria clientela sia capace di dare un’ottima impressione in ogni contesto. 

Attraverso le conoscenze apprese in questo modulo i nostri corsisti sono capaci di suggerire ai loro futuri clienti quelle strategie di comunicazione non verbale più efficaci per esprimere al meglio la loro personalità: il biglietto da visita non viene più consegnato nelle mani del proprio interlocutore, ma lo indossiamo noi.

 

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Ilaria Marocco

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